Irrituali – Contesti del contemporaneo
Pluriversum – Siena – via roma 77
30 ottobre – 15 dicembre 2019
Inaugurazione 30 ottobre 2019 | ore 18
SIENA – Il 30 ottobre 2019, presso l’ex Istituto Psico-pedagogico in Via Roma 77, nei locali coworking della società Pluriversum, si inaugurerà la collettiva “Irrituali, contesti del contemporaneo”. La mostra si protrarrà fino al 15 dicembre. Questi gli artisti partecipanti: Marco Acquafredda, Paola Bitelli, Pietro Capogrosso, Andrea Fagioli, Nello Frontera, Federico Fusj, Emanuele Giannetti, Gianni Lillo, Sonia Marcacci, Angelica Susana Medrano, Carlo Pizzichini, Antonio Trimani, Wang Yu.
Social network, cyberbullismo, dibattito razziale, terrorismo, consumismo, tatuaggi, fitness, porno, guerre umanitarie, movimenti “si/no”, apericena, chirurgia estetica, selfie, diete, pubblicità… è una lista molto sommaria e incompleta di lemmi che sono entrati con più o meno forza nella nostra contemporaneità. Se poniamo l’attenzione su alcuni di questi termini ci rendiamo conto che potrebbero essere identificati come dei rituali, oppure, più banalmente, come eventi o scelte autonome e casuali di gruppi culturali eterogenei.
Il tema della mostra si sviluppa quindi su un argomento largamente dibattuto fra gli artisti di molte generazioni e che Slavoj Žižek, nel suo breve ma intenso saggio dal titolo “Il Trash sublime”, sintetizza in un’ipotesi quanto mai suggestiva: l’artista contemporaneo nella sua ricerca – che agli occhi di un profano potrebbe sembrare assurda e insensata – non sta facendo altro che tentare di ricostituire un rituale, più o meno inconsapevolmente.
È una delle peculiarità dell’artista quella di intercettare le dinamiche collettive ancora in divenire. Grazie alla sua sensibilità anticipa e accoglie le nuove connessioni sovvertendo i vecchi riti e mettendoli in discussione.
Gli artisti presenti in questa collettiva sono stati selezionati per la loro vicinanza al tema esposto e per la molteplicità di visioni che le loro opere sono in grado di proporre.
Per mettere in pratica la propria poetica gli artisti utilizzano varie e originali modalità: alcuni ripropongono antichi riti in maniera nuova, altri impiegano i più recenti ritrovati tecnologici per interrogare e interrogarsi sulle nascenti ritualità sociali.
Come sempre accade in seguito alla sua diffusione, una determinata pratica artistica inizialmente ritenuta d’avanguardiafinisce per diventare essa stessa una consuetudine, perdendo la carica anti-convenzionale che l’aveva contraddistinta.Ciò che è non allineato oggi, domani sarà prassi lasciando così spazio a nuove forme di irritualità.
Ma cosa si intende per rituale?
Il dizionario ci indica che un rituale è una prassi che si compone di una serie di formule e gesti, generalmente caratterizzati da un’austera solennità e sacralità.
I rituali a noi più familiari fanno parte di celebrazioni religiose, ma all’interno di comunità più arcaiche e tradizionali sono sopravvissuti riti, per esempio le celebrazioni del ciclo delle stagioni, tramandati di generazione in generazione.
Nella società contemporanea molti rituali vengono spesso dimenticati o svuotati del loro significato primigenio, e diventano perciò una prassi apparentemente priva di valore.
Intanto nella nostra società germinano nuove forme culturali, materiali e immateriali, che determinano la nascita di nuove prassi; queste si impongono soppiantando tradizioni più antiche e costituendo veri e propri ir-rituali.
Riconoscerli e analizzarli per noi risulta molto complicato, spesso inesplicabile, essendo immersi pienamente nella cultura che li ha creati e che sta continuando a ri-definire nuovi modelli per le generazioni future.
Pensare al caos interpretativo, tipico della nostra contemporaneità, è inevitabile.
C’è quindi da chiedersi: qual è all’interno di questo scenario il ruolo dell’artista e come si pone la sua arte in relazione alle nuove ritualità?
Riflettendo bene ci si rende forse conto che rituale e irrituale sono concetti complementari; quello che caratterizza davvero l’opera d’arte è la sostanza del suo contenuto.
Le domande che ci siamo posti sicuramente non potranno essere risolte da una mostra, ma le opere di questi tredici artisti forniranno senz’altro nuovi stimoli di riflessione sull’arte e sulle sue molteplici forme.
Lo spazio della mostra
L’allestimento avrà luogo in uno spazio non convenzionale: l’area coworking di Pluriversum, società da sempre attenta ai valori dell’arte e alla sua diffusione.
Il Coworking è un ambiente collaborativo, dove professionisti di ogni ordine possono avere a disposizione scrivanie e sale attrezzate per diverse attività, servizi e assistenza essenziali.
Un luogo di interazione e di scambio per veicolare nuove idee e progetti che richiama non solo lo studio dell’artista, ma anche la rete di relazioni che l’opera d’arte innesca con la propria presenza in uno spazio pubblico e collettivo.
Qualche riga di presentazione.
Marco Acquafredda: lavora con differenti tecniche che spaziano dalla ceramica alla pittura, dalla scultura all’uso di pellicola degli schermi LCD con cui crea scatole-tabernacoli in cui il soggetto-oggetto si corrompe e si moltiplica attraverso il filtro dello schermo.
Paola Bitelli: è un’artista poliedrica, usa materiali eterogenei e la sua specificità è la filatura, con con cui realizza bambole e amuleti contemporanei.
Pietro Capogrosso: lavora su grandi tele, i suoi temi sono eterei e platonici. I suoi soggetti sono alberi, paesaggi, figure e la sua pittura è spesso orientata verso un monocromo ricco di complesse velature.
Andrea Fagioli: è un artista singolare, ama recuperare oggetti destinati all’oblio e alla distruzione nelle discariche. Andrea dona all’oggetto una nuova vita, permettendogli di rinascere come arte-feticcio.
Nello Frontera: artista, giardiniere, poeta. Il suo lavoro prende spunto dal continuo processo di trasformazione della materia dove, attraverso numerose modifiche, le immagini perdono l’identità iniziale per diventare qualcos’altro. Le tecniche spaziano dalle ustioni su carte ai fotomontaggi.
Federico Fusj: traduce in forme tridimensionali le parole dei sacri testi realizzando opere in marmo di Carrara che dipinge di accesi rossi o blu elettrici.
Emanuele Giannetti: scultore, lavora spesso a grandi progetti di arredamento urbano realizzando delle installazioni in cui ripropone una visione di tempio, di spazio meditativo, di neo-sacello sacrificale contemporaneo.
Gianni Lillo: la sua produzione si orienta sull’arte concettuale e concentra la sua ricerca sul significato/significante delle cose. Tende a porre l’osservatore al centro delle scena, coinvolgendolo nell’ascolto e nella visione, in una dialettica piena di domande sospese.
Sonia Marcacci: concentra la sua ricerca su forme naturali come semi, fiori, piante. Il suo stesso lavoro è un rituale, una preghiera alla dea Terra che dona i suoi frutti. L’artista assembla fiori o semi creando poi microfusioni in bronzo lasciando che esso si sostituisca alla materia organica.
Angelica Susana Medrano: pittrice iperrealista, il suo lavoro più emblematico è un ciclo di dipinti dove ritrae alcuni soldati americani rappresentati come santi-martiri post-caravaggeschi; l’aspetto dei soggetti è inquieto, straniante e al tempo stesso sacrale-surreale.
Carlo Pizzichini: compie continue ricerche sperimentando tutti i materiali: dalla ceramica al bronzo, dal legno alla plastica, dalla tela alla carta. La poetica delle sue opere deriva dalle sue origini contadine, rivendicate con orgoglio, e dal suo continuo peregrinare in molti paesi del mondo. Opere, queste, realizzate con uno stile pittorico a metà fra un pop tutto italiano e l’espressionismo astratto.
Antonio Trimani: artista multimediale, i video e la fotografia sono gli strumenti che usa più frequentemente nella sua ricerca. L’artista concentra la sua attenzione su alcuni eventi naturali mescolando le immagini con suggestioni surrealiste, gli oggetti perdono peso e restano come sospesi nel tempo e nello spazio.
Wang Yu: per le sue opere utilizza lunghissimi rotoli di carta o grandi tele di dimensioni e forme diverse che assembla come dei puzzle. La sua ricerca è concentrata principalmente sulla disciplina della scrittura, ma reinterpretando in segni e macchie gli ideogrammi della sua lingua madre.
La mostra è a cura di: Alessandro Bellucci, Roberta Cecconi, Gloria Grazzini
Il catalogo verrà pubblicato durante il periodo di esposizione
Si ringraziano per la collaborazione:
innerroom – Siena, Open Zona Toselli, Radioarte – www.radioarte.it, Sottopasso Ferroviario Sinalunga, CENTRALIA Unprotected Cultural Area, Spazio Ulisse – Chiusi, Yurta Relazioni Culturali – Rapolano
L’ingresso è gratuito.
Orari apertura dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 17,30
È possibile prendere un appuntamento per gruppi e concordare orari diversi chiamando il numero 0577 223686